Mc 8, 27ss

 

Fin dall’inizio del Vangelo sono risuonate diverse voci sul conto di Gesù: quella del Padre che, al Giordano, dichiara: Tu sei il Figlio mio (Mc 1, 11); quella dei demoni che gli urlano: So chi tu sei: il Santo di Dio! (Mc 1, 24); quella delle autorità che lo accusano di bestemmia (Mc 2, 7); quella del re Erode che, con evidente senso di colpa, lo considera Giovani Battista risuscitato (Mc 6, 14).

 Prima di intraprendere il cammino verso Gerusalemme, dove si sarebbero compiuti i suoi giorni, Gesù chiede conto ai discepoli della loro fede: La gente chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?, E voi chi dite che io sia?.

Per la gente, Gesù è Giovanni Battista risuscitato o, al massimo, il grande profeta Elia atteso come precursore del Messia.

Per Pietro, che si fa portavoce degli altri, Gesù è il Cristo, cioè, secondo l’opinione più diffusa a tempo, il Discendente di Davide, che avrebbe ristabilito la giustizia e la prosperità per il popolo di Israele.

 Gesù ascolta le risposte dei suoi e li sgrida, perché non rivelino ad alcuno la sua identità: si può dire chi Egli è solo alla fine, quando avrà completato la sua rivelazione.

Intanto comincia ad istruire i discepoli su quello che li aspetta: E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.

Il titolo Figlio dell’Uomo significa semplicemente uomo, ma evoca anche il personaggio di origine celeste che, nel Libro del profeta Daniele, riceve da Dio il Regno escatologico.

Gesù predilige attribuirsi questo titolo, perché suggerisce in modo misterioso, ma sufficientemente chiaro,  il vero carattere del suo messianismo: il Cristo deve sopportare una grande sofferenza per entrare nella gloria del Padre (cf. Lc 24).

 I discepoli non sono pronti per comprendere ed accettare queste istruzioni e Pietro, che osa rimproverare in privato Gesù per il suo annuncio, si merita il rimprovero pubblico del suo Maestro: Va’ dietro a me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini.

Pietro merita l’appellativo di satana perché, rifiutando il piano della volontà di Dio, si schiera di fatto sul versante sbagliato della lotta escatologica.

 L’annuncio destinato ai soli discepoli lascia subito il posto a un’istruzione rivolta anche alla folla: Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

Quello che Gesù dice ai discepoli vale per tutti: per andare dietro a Lui, bisogna rinnegare se stessi, le proprie ambizioni, prendere la propria croce, il peso della volontà di Dio, e perseverare nel seguire Gesù.

Poi Gesù spiega il motivo della sua pretesa: Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.

Per Gesù ci sono due modi di vivere: puntare su se stessi, cercando di salvarsi da soli, oppure affidandosi a Lui, l’unico che può salvare la vita degli uomini, ciò che costituisce il loro io, anche a costo di condividere la sua umiliazione e la sua croce.

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