In ringraziamento

Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi… Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore tuo Dio corregge te. Osserva i comandi del Signore tuo Dio camminando nelle sue vie e temendolo (Dt 8, 2-6).

 Questo brano, che a volte cito negli anniversari di matrimonio, oggi lo cito per me.

Sono qui per ricordare quello che il Signore ha fatto per me, il cammino che mi ha fatto percorrere in questi 36 anni di sacerdozio.

Prendo atto con gioia e stupore che il mio vestito non si è logorato, che il mio cuore non si è così invecchiato!

E poi: posso ringraziare il Signore con voi nel giorno e nel luogo in cui il Vescovo Michele mi ha consacrato presbitero.

Anche quest’anno vi esprimo la gioia della mia fede: la gioia di ripartire ogni giorno dall’incontro con Gesù, la gioia di condividere con Lui l’onore e l’onere del ministero sacerdotale, la gioia di ritrovarmi nei tanti volti che popolano le pagine del Vangelo.

 Penso a Nicodemo, uno dei capi: presumeva di conoscere Gesù finché, nel dialogo con Lui, scopre la sua ignoranza.

Più passa il tempo e più mi sento un principiante nella vita dello Spirito.

 Penso a quel ragazzo che si trovava nel deserto con i cinquemila: quando Gesù ha avuto bisogno dei suoi cinque pani, li ha subito affidati all’apostolo e Gesù li ha benedetti e spezzati per sfamare quella moltitudine.

Nella generosità e nella fiducia di quel ragazzo rivedo la generosità e la fiducia con cui ho abbracciato il sacerdozio 36 anni fa.

 Penso alla donna emorroissa in preda a una lenta morte: nel momento della sua massima disperazione, si  avvicina alle spalle di Gesù e lo tocca per essere guarita.

Nel gesto di quella donna rivedo l’intuito della fede, che mi ha sempre guidato in questi 36 anni.

Penso a Simone, il fariseo, che aveva invitato Gesù in casa: si era scandalizzato dell’atteggiamento di Gesù verso la donna peccatrice e poi scopre il suo poco amore.

Il cammino di liberazione dalla presunzione e dal disprezzo durerà fino alla fine della nostra vita.

Penso ai figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, due dei primi chiamati: camminano con Gesù sulla via della Croce, eppure mantengono l’ambizione di raggiungere la propria gloria terrena.

Ogni giorno faccio i conti con la tentazione di riprendermi un poco di quello che ho dato al Signore una volta per sempre.

 Penso a Simon Pietro: a Cesarea di Filippo, dice prontamente: Tu sei il Cristo e nel cortile del Sommo sacerdote non riesce a dire: Sono suo discepolo.

Le prediche più efficaci sono quelle che riesco a dire con la vita.

 Penso ancora a Simon Pietro: nel Cenacolo dice prontamente: Darò la mia vita per te e sulle rive del lago di Galilea preferisce affidarsi alla suprema conoscenza che Gesù ha del suo umile affetto: Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo!.

Quando la vita ci riserva delle lezioni molto dure, possiamo indurire il cuore oppure accettarle ed imparare sempre di nuovo l’umiltà.

 Penso a Tommaso, assente alla prima apparizione del Risorto: pretendeva di verificare le parole dei testimoni del Risorto, salvo poi arrendersi di fronte all’evidenza dell’amore di Dio per lui.

Dio è sempre più grande della nostra piccola mente e del nostro piccolo cuore.

 In ciascuno di questi volti ritrovo me stesso, in ciascuno di loro c’è qualcosa che mi appartiene.

Ringrazio il Signore per me e per voi: anche noi, oggi, abbiamo il dono di incontrarlo, di vivere con Lui, di lasciare sulle strade del nostro tempo le tracce delle sue orme.

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